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Chi l’ha visto: Andreas Pereira

Dal Manchester United alla Lazio, dove si sperava trovasse tanto spazio: perché, invece, il brasiliano gioca così poco in Serie A?

Il 2 ottobre 2020 la Lazio comunicava ufficialmente l’acquisto in prestito di Andreas Hugo Hoelgebaum Pereira direttamente dal Manchester United. Il classe ’96 belga naturalizzato brasiliano arrivava da 40 presenze e 2 gol in Premier League, dove Solskjaer lo aveva impiegato prevalentemente come trequartista nel suo 4-2-3-1.

La stagione di Pereira

Nel calcio la parola “trequartista” indica, per antonomasia, un calciatore dotato di fantasia. Uno in grado di rompere le linee con rapidità per creare superiorità. Per misurare la fantasia del numero 7 biancoceleste basta guardare la sua gara più recente, l’ultima contro lo Spezia (la sua terza da titolare): con un dribbling, Pereira è riuscito a liberarsi di due uomini e a servire il pallone dentro l’area. Leo Sena e Ferrer probabilmente lo stanno ancora cercando. Oppure andare a rivedere il primo e unico gol realizzato finora in Serie A, al suo esordio da titolare contro il Torino: destro al volo ad incrociare e palla all’angolino. La tecnica c’è, l’esplosività anche. E c’erano anche belle speranze. Non basta qualche gioco di prestigio per salvare una stagione, ma dalle parti di Formello erano convinti che la fantasia di Andreas Pereira riuscisse ad andare oltre i confini tattici di Inzaghi. E forse lo sono ancora.

Il 3-5-2 della Lazio, mai messo in discussione, non prevede un centrocampista prettamente offensivo, nonostante le mezzali Milinkovic e Luis Alberto abbiano il compito di buttarsi in avanti in specifici momenti della transizione offensiva. Nei piani della Lazio, Pereira è stato preso per fare il vice Luis Alberto ed è stato impiegato da Inzaghi prevalentemente come mezz’ala di sinistra. Contro lo Spezia, ma un girone fa, il tecnico lo ha testato anche come spalla di Immobile, ma il ragazzo ha dimostrato (con 1 tiro fuori, 2/4 dribbling riusciti e 0 chance create) di trovarsi meglio a centrocampo. Seguendo i suoi dati P90, Pereira cerca con costanza il dribbling e arriva spesso al tiro (2.53 volte a partita per entrambi). Sono numeri da prendere con le pinze a causa dei tanti e brevi spezzoni collezionati nei diversi finali di gara, ma indicano la tipologia di giocatore ed il modo di intendere il calcio di Andreas Pereira.

Perché non gioca

Il centrocampo biancoceleste, però, ha già i suoi padroni. E Pereira, non dimentichiamolo, viene da un campionato diverso con compiti in campo diversi. Forse è proprio per questo che Inzaghi lo butta dentro col contagocce: per far acquisire all’ex United pian piano sempre più dimestichezza. Raramente, nell’arco delle sue 19 presenze in Serie A, Pereira è rimasto in campo per più di 20’. Allo stesso tempo, pochissimo (solo 4 volte) è rimasto seduto in panchina per tutta la partita. Inzaghi si fida delle sue qualità e ha visto sprazzi della sua fantasia. Lo stima molto, nonostante lo abbia utilizzato poco. Lo considera una validissima alternativa. Non è un caso se, negli ultimi giorni, si stiano intensificando le voci riguardo la sua possibile permanenza nel mondo biancoceleste: un prolungamento del prestito dallo United (il riscatto fissato a 25 milioni è fuori da ogni parametro) farebbe tutti felici in vista della prossima Serie A, in cui Pereira (lavorando con la squadra sin dall’estate) potrebbe ritagliarsi un ruolo via via sempre più importante. 

di Andrea Pietrzela

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