L’Inter ha alternative, ma nessuna che cambi il copione

C’è un dato inquietante che caratterizza la stagione dell’Inter: contro le restanti prime otto in classifica, ha racimolato meno della metà dei punti a disposizione (13 su 30), vincendo soltanto contro Atalanta, Lazio e Fiorentina. È come se le squadre più attrezzate avessero capito come neutralizzare la carica offensiva nerazzurra permettendo agli uomini di Inzaghi di arrivare agevolmente nella trequarti avversaria per poi lasciare che la forza d’inerzia si spenga.

Da lì, le soluzioni sono poche: allargare il gioco e sperare nel cross preciso (l’Inter ha comunque la percentuale più alta, il 28.37%), oppure ricominciare aspettando che si apra un varco (per un possesso palla medio del 60.11%). Alternative sembrano non esserci: nell’Inter (o, almeno, nei titolarissimi di Inzaghi), continua a mancare l’uomo in grado di saltare l’avversario, rompere gli schemi, creare spazi negli ultimi 20mt. L’uomo che ti fa pensare: magari la risolve lui.

Quello che sarebbe dovuto essere Correa nella testa del mister, quello che potrebbe essere Zieliński se trovasse continuità, quello che ha provato ad essere Zalewski contro la Juventus (2 passaggi chiave in 28’ e tanta intraprendenza). A ciò si aggiunga – nonostante la capacità di produrre sempre azioni pericolose – l’assenza evidente di un vero Killer Instinct, soprattutto tra le punte, che potrebbe ingigantire il passivo già ampio tra goal (58) e goal attesi (47.74).

Si è visto ancora allo Stadium, come riporta Calcio Datato: la Juve aveva concesso più di 1.6 xG solo 4 volte in stagione, l’Inter li ha prodotti in 45 minuti. Senza segnare, però. Poi è arrivata l’invenzione solitaria di Kolo Muani. L’Inter ha seminato tanto e raccolto poco, pagando lo sforzo profuso con l’ennesimo gol subito nell’ultimo quarto di gara, incapace di reagire per mancanza di lucidità e di un faro che sappia illuminare nel buio delle maglie nemiche.