Un fantasma di nome Gudmundsson

Tra problemi fisici, tattici e personali il numero 10 della Fiorentina fatica a ingranare nella formazione di Palladino

Albert Gudmundsson con la tuta della Fiorentina

Prima le dieci vittorie consecutive, poi un filotto di risultati poco convincenti che sembrava aver addirittura minato la stabilità della panchina di Palladino. Oggi si passa dal 3-0 roboante contro l’Inter alla sconfitta casalinga senza attenuanti contro il Como. È una Fiorentina difficile da inquadrare, ma che per ora resta ancora in corsa per la Champions League, che i posti siano quattro o cinque. È vero però anche che la Juventus sembra un pelo più assestata, che il Milan si è rinforzato non poco, che il Bologna è sempre in agguato e che zitta zitta sta rientrando anche la Roma (a soli quattro punti dalla Viola). In questa fase, quindi, serve più continuità.

Le motivazioni del calo dei gigliati possono essere tante. Forse psicologiche, dato che dall’incidente di Bove la squadra ha fatto fatica a ritrovarsi. O forse tattiche, vista la mini-rivoluzione del calciomercato di gennaio (otto cessioni e cinque acquisti). O ancora fisiologiche, magari le dieci vittorie di fila erano semplicemente di più di quello che la Fiorentina è realmente in grado di fare. Una cosa è certa però. Mentre giocatori come De Gea e Kean stanno trascinando la squadra, altri profili di spicco stanno mancando. Su tutti Albert Gudmundsson.

Raffaele Palladino sulla panchina della Fiorentina

Palladino in versione Gudbusters

L’attaccante islandese, arrivato in pompa magna in estate dal Genoa, non sta dando il suo apporto. L’anno scorso 14 reti in 35 gare di Serie A, di cui 34 da titolare. Quest’anno appena quattro timbri in più di metà campionato, di cui due su rigore (a settembre). Ma più che i pochi gol a preoccupare è il minutaggio risicato. In sette mesi Gud ha calcato il campo per più di 60′ di gioco in sole cinque occasioni. Nelle ultime settimane sembrava stesse ingranando (anche un gol al Genoa), ma ora si è fermato di nuovo. Nell’ultima contro il Como è entrato dalla panchina, ha preso una botta alla schiena ed è uscito dopo 19′.

Tra problemi personali (ha dovuto sostenere un processo per “cattiva condotta sessuale”, poi è stato assolto in primo grado) e acciacchi fisici (finora 14 gare ai box), Albert Gudmundsson è il vero grande assente della stagione della Fiorentina. E lo sa anche Palladino, che al termine dell’ultima sfida si è espresso così: «Non riesce a trovare continuità. Cerco di recuperarlo e metterlo a disposizione, ma gli gira anche male. Abbiamo bisogno della sua migliore versione». Parole che restituiscono lo sgomento di chi vorrebbe ritrovare uno dei suoi uomini chiave e fargli indossare il vestito migliore.

Nell’idea dell’ex tecnico del Monza, il quale gioco dipendeva molto dalle mezzepunte, Gud doveva essere uno dei punti cardine. Poi la Viola ha cambiato assetto, ma per lui un posto alle spalle di Kean si trovava comunque. Le tante indisponibilità, però, hanno ostacolato il percorso dell’islandese a Firenze. Un anno fa, in rossoblù, era il terzo migliore della Serie A per assist attesi (6.51) e il primo per passaggi chiave p90 (2.3). Oggi, nelle stesse statistiche, non compare nemmeno tra i primi cinquanta. E con un 9 in forma smagliante, il migliore Gudmundsson avrebbe fatto davvero comodo. Al netto dell’ultimo infortunio, però, il tempo e i margini per prendersi Firenze ci sono ancora. A patto che sia il prima possibile, anche perché la concorrenza non manca.

Leggi anche

Loading...