Arbitri e VAR: a chi tocca decidere?

Il VAR – strumento utilissimo nelle mani sbagliate – continua a evidenziare la scarsa autorevolezza dei direttori di gara.

Luca Marinelli arbitro serie a

Here we go again. Qual miglior modo per accogliere la sosta se non alimentando polemiche arbitrali al termine di una settima giornata drammatica per decisioni contradditorie tra regolamento e applicazione dello stesso?

Il grande imputato è sempre lui: quel VAR introdotto come supporto tecnologico col compito di cambiare il verdetto dell’arbitro soltanto in caso di errori evidenti, dando priorità al “giudizio di campo” e lasciando i casi dubbi… dubbi.

Sarà per questo che, per esempio, Daniele Paterna non ha richiamato il direttore Livio Marinelli dopo il giallo per simulazione sventolato in faccia a Conceição: perché la decisione presa sul momento poteva benissimo starci.

Ma anche no. Dopotutto, Obert poggia la mano sulla spalla del portoghese. Si poteva giudicare il contatto come regolare, stop. Ha quindi ragione Motta: Marinelli crea un precedente. Le (presunte) simulazioni verranno sempre punite?

Probabilmente no. E contano poco le squadre coinvolte, le situazioni di gara, il portfolio dei calciatori. Conta il giudizio poco coerente di una classe arbitrale indecisa, per niente autorevole, incapace di interpretare il regolamento.

Il VAR non sbaglia: offre una possibilità di ripensamento. La tecnologia, se proprio vogliamo, ha la “colpa” di aver evidenziato la pochezza dei direttori di gara, auto-screditatisi del proprio potere decisionale, spesso succubi del teleschermo.

Così nascono i rigori fischiati a Luperto (sbilanciato dallo stacco di Gatti, sfiora il pallone senza influire sulla traiettoria) e a Theo Hernández (che carezza inavvertitamente lo scarpino di Dodò, bravo ad anticiparlo e a lamentarsi platealmente).

Dal 2019, in Serie A, l’arbitro richiamato all’on-field review per assegnare un calcio di rigore o toglierlo ha cambiato la propria scelta 328 volte, mentre l’ha confermata in 32 occasioni (9.7%). Insomma, a chi spetta davvero la decisione definitiva?

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