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Sì, l’Italia è soltanto la sesta forza dell’Europeo

L’amichevole con la Turchia non ha dato grandi risposte: a pochi giorni dall’Europeo gli Azzurri sono ancora molto indietro.

«Le sensazioni sono buonissime» aveva detto il CT Luciano Spalletti alla vigilia dell’amichevole con la Turchia, riferendosi per estensione all’imminente competizione europea. Lo ha detto con vigore insolito, abbandonando per un attimo quella cadenza malinconica che lo contraddistingue. Aveva poi aggiunto che «non si può dire di aver messo il pilota automatico, però siamo sulla strada buona». A lasciare intendere che il gruppo impara alla svelta i principi e le dinamiche di gioco del tecnico toscano.

D’altronde, la carriera del mister si è fondata su rivoluzioni lampo, sull’inversione di tendenza nel breve periodo – ed è ciò di cui la Nazionale aveva più bisogno. Eppure, il match di Bologna non ha dato risultati confortanti: gli Azzurri sono parsi in forte ritardo dal punto di vista tattico, ingabbiati da un possesso palla sterile, incapaci di produrre azioni veramente pericolose. Certo, mancava Scamacca, e sembra che gli infortuni di Acerbi e Scalvini abbiano convinto Spalletti a rimodellare d’urgenza l’assetto (almeno in fase difensiva). Ma ci si aspettava molto di più.

Se non altro, abbiamo rispettato il trend delle ultime amichevoli (nonché marchio di fabbrica italiano): subiamo poco. E sarà probabilmente la chiave del nostro Europeo, nonostante i sei comandamenti prevedano pressing alto e controllo del gioco. E poi i calci piazzati: l’occasione più grande contro la Turchia è arrivata proprio su corner, palo di Cristante. Eppure, ogni reparto ha la sua stella (pensiamo a Bastoni, Barella, Chiesa) – qualche bagliore isolato, però, non ci basterà. Non a caso, gran parte delle speranze sono riposte nel momento di forma di Scamacca.

I bookmakers ci danno, praticamente, per spacciati. L’Italia viene considerata la sesta forza della competizione, rispettivamente dietro a Inghilterra, Francia, Germania, Portogallo e Spagna. Ma c’è chi ci mette persino alla pari con Olanda e Belgio. Spesso porta bene, ha detto Gigi Buffon a proposito dell’essere sottovalutati. In realtà, la situazione non è poi troppo diversa dal 2021 – e sappiamo tutti come andò a finire. Ma certe valutazioni lasciano il tempo che trovano, al contrario del reale valore dei ventisei convocati.

La prima grande rivale degli Azzurri sarà la Spagna di de la Fuente, un equipo a forte trazione offensiva che coniuga l’intelligenza tattica di Carvajal e Rodri con l’entusiasmo arrembante di Yamal e Nico Williams. La Roja, individualmente, può essere devastante, soprattutto con le incursioni centrali di Dani Olmo. Un’impostazione che – privilegiando il possesso palla in zona avanzata – fatica contro le squadre più chiuse e può concedere molto in ripartenza.

Dall’altra parte del tabellone, Inghilterra e Francia – sulla carta – potrebbero giocare un campionato a sé, ma qualora passassero entrambe come prime s’incontrerebbero al massimo in semifinale. Parliamo di due squadre senza punti deboli: les blues avranno 26 titolari, mentre il reparto avanzato degli inglesi con Saka, Foden, Bellingham e Kane è probabilmente il più completo e rodato. Ma un torneo a eliminazione diretta si fonda sulle singole prestazioni: sarà una questione di testa, di coraggio, di cuore.

Ed ecco che la Germania padrone di casa – reduce dalle vittorie amichevoli contro Francia e Olanda dopo aver consolidato un 4-2-3-1 organico coronato dal tridente mobile Wirtz-Havertz-Musiala, protetto da un centrocampo coordinato da muscoli e cervello (Andrich la guardia del corpo di Kroos, Gündoğan capitano e collante), guidato dall’astuzia difensiva di Antonio Rüdiger – diventa giustamente una seria candidata al titolo. Ma le pretendenti sono tante: l’Olanda di van Dijk, Frimpong, Koopmeiners; il Belgio di Witsel, De Bruyne, Lukaku. E il Portogallo.

Ne son cambiati di interpreti da quel gol Éder al minuto 109. Ma tre di loro saranno in Germania, e sarà l’ultimo Europeo. Rui Patricio, e due autentiche leggende: Pepe e Cristiano Ronaldo. Oggi la Seleção è più completa e piena di talenti: un fenomeno tra i pali, Diogo Costa; Nuno Mendes, Rúben Dias, João Cancelo, Bruno Fernandes, Bernardo Silva, Rafa Leão. Un’armata da 36 gol fatti e 2 gol subiti in 10 partite di qualificazione – capace, tuttavia, di perdere 2 a 0 nell’amichevole di marzo contro la Slovenia. Sarà sicuramente un altro imprevedibile Europeo.

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