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Lautaro Martinez, una vita da diez a recuperar palloni

Il suo timbro sul tabellino ormai è consuetudine, ma Lautaro Martinez sembra aver sbloccato un nuovo ruolo da ricoprire: statistiche importanti in recuperi e intercetti

«Una vita da mediano, a recuperar palloni». Ascoltando questi versi di Luciano Ligabue il primo nome a venire in mente non è di certo Lautaro Martinez, ma forse un’altra bandiera nerazzurra come Lele Oriali, reale destinatario della canzone. Eppure il Toro lì nel mezzo sta diventando un fattore. Quando l’attaccante argentino ripiega con generosità e senso di abnegazione l’Inter ne trae vantaggio. Per fotografare la dedizione del numero dieci interista bisogna tornare all’83’ della sfida contro l’Udinese, quando — a risultato ormai acquisito — il capitano torna addirittura al limite dell’area di rigore per riconquistare la sfera.

È proprio analizzando la prestazione di Lautaro Martinez contro i friulani, che si nota qualcosa di strano in lui. È il capocannoniere della Serie A con 14 reti in 15 partite ed è a una sola rete dal raggiungere i primi 100 migliori marcatori della storia del torneo, ma ha una fame diversa, che lo porta a lottare con garra su ogni pallone. Nella gara di sabato scorso è andato a contrasto 4 volte. Sembrano poche, ma solo due centrocampisti veri come Mkhitaryan (6) e Barella (5) hanno fatto meglio. In due di questi duelli ne è uscito vincitore, propiziando immediatamente dopo due azioni da gol. Praticamente fa tutto lui. Intercetta, rifinisce e segna.

Un centravanti anomalo

Le statistiche di Lautaro Martinez legate alle marcature in realtà non hanno nulla di strano, anzi lo elevano tra i primi della classe in Italia e forse anche in Europa. Sono, invece, i dati da difensore a sorprendere. Il Toro, pertanto, vanta 13 palloni intercettati nelle prime 15 giornate di campionato. Tra gli attaccanti solo Felipe Anderson (15) – che un attaccante propriamente non è – ha fatto meglio di lui, mentre se si restringe il campo alle prime punte è primo in assoluto. Il secondo centravanti in graduatoria è Sanabria, con appena 5 intercetti. Stesso discorso vale per i palloni rubati di Lautaro, che ammontano a 19. Anche qui, terzo tra gli attaccanti (dietro ai laziali Felipe Anderson e Zaccagni) e primo per distacco tra le punte.

Questi dati, all’apparenza astratti, in realtà sono pienamente tangibili sul campo. Basta prendere in analisi le ultime due gare dell’Inter. Contro il Napoli il Toro non ha segnato, ma ha propiziato due delle tre reti nerazzurri con due recuperi del pallone. Non proprio la normalità per un numero dieci. Il primo su Lobotka, probabilmente viziato da un fallo, porta all’1-0 di Calhanoglu. Il secondo, un tackle deciso ma regolare su Politano, apre la strada al 2-0 di Barella (assistito proprio dal Toro). Intercetta e rifinisce.

Si ripete a San Siro contro l’Udinese. Altri due recuperi che valgono due gol. Dopo aver colpito un palo e conquistato un rigore, Lautaro Martinez lotta in mezzo al campo con Pereyra e Walace e spiana la strada a Calhanoglu, che serve l’assist del 2-0 a Dimarco. Nel finale di gara, dopo aver sbagliato un appoggio, con caparbietà si va a riprendere il pallone e va direttamente in porta, bucando Silvestri con un missile da fuori area. Intercetta e segna. Insomma, il Toro ha sia i piedi buoni sia lo spunto della punta, ma finché ce ne ha sta lì. Lì nel mezzo ad aiutare la squadra. Poi, se c’è l’occasione, si permette anche di segnare.

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