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Under 21 – Il nuovo corso di Nunziata e la necessità di forgiare il talento

In un momento storico non semplice per la Nazionale maggiore, gli “Azzurrini” sono chiamati ad essere il futuro e il presente del nostro calcio.

Dopo una prestazione incolore nella gara d’esordio del girone di qualificazione agli Europei di categoria del 2025 – che ci ha visto inchiodati sullo 0-0 da una Lettonia tutt’altro che imbattibile – la Nazionale Under 21 ha vinto e convinto, superando per 2-0 la Turchia nel secondo incontro grazie alle reti di Miretti e Nasti. Un successo che ha messo da parte – almeno per il momento – la delusione per il mancato superamento del girone ad Euro 2023 da parte dell’U21 di Nicolato.

Il nuovo tecnico Carmine Nunziata, fresco del titolo di vice-campione del mondo alla guida della delegazione Under 20, ha voluto fondare il suo nuovo ciclo sui “fedelissimi” della precedente spedizione: oltre a Desplanches e Casadei (rispettivamente miglior portiere e miglior giocatore del Mondiale U20), spazio a Prati in cabina di regia e alla sicurezza Zanotti sulla corsia di destra, con Baldanzi libero di svariare su tutto il fronte offensivo a sostegno di una punta più strutturata e tecnica come Esposito. Scelte in continuità con il lavoro impostato proficuamente prima del salto di categoria, tarate sulla base di un 4-3-1-2 – modulo utilizzato da Nunziata sin dai tempi dell’U17 – molto mobile, in grado di esaltare le abilità di invadere l’area delle due mezze ali, la capacità di spinta dei laterali di difesa, tenuti a sovrapporsi con continuità, e la fantasia dei giocatori offensivi, chiamati a dialogare e cercare combinazioni nello stretto. Un gruppo solido, che si conosce da tempo e che ha aggiunto qualità con Miretti (punto fermo della Juve del futuro), sostanza e centimetri grazie a Ndour (passato al PSG in questa sessione di mercato e tenuto in considerazione da Luis Enrique) e ha trovato nel capitano Pirola – titolare della difesa di Paulo Sousa a Salerno – la giusta leadership.

L’U21 deve riuscire a formare giocatori pronti per la Nazionale

Nell’epoca del “tutto e subito”, non fa quasi più effetto vedere un sedicenne come Lamine Yamal debuttare con una tale nonchalance con la maglia della Selección. Ma in sistemi di formazione efficienti, in cui i giovani si allenano nelle migliori strutture e vengono seguiti nella loro crescita anche fuori dal campo, l’esplosione di un talento “già pronto” è semplicemente il naturale frutto di un percorso fatto di programmazione e sostenibilità, ed è un evento che si ripete sempre più spesso negli anni (per rimanere in tema Spagna, basti pensare al susseguirsi di gemme come Pedri, Gavi e lo stesso Yamal). L’Italia, per mantenersi in scia delle altre grandi, non può più permettersi di attendere passivamente il talento: ha il dovere di plasmarlo. O in alternativa, di creare i presupposti affinché i giovani possano esprimersi al meglio, per garantire quel ricambio generazionale che è venuto meno nei momenti critici della storia recente della Nazionale.

A tal proposito, l’Under 21 dovrebbe rivestire un ruolo più rilevante: potrebbe infatti fungere da vera e propria accademia della Nazionale maggiore. Una bottega in cui, grazie ad un lavoro sinergico, adottare le stesse filosofie di gioco, proponendo i medesimi sistemi e precetti tattici. Una sorta di fil rouge tra nuova e vecchia guardia, che favorisca il processo di ambientamento dei più giovani in un sistema a loro già familiare e offra al CT Spalletti la possibilità di attingere senza remore alla rosa dell’U21, dando la precedenza a un giovane in rampa di lancio piuttosto che all’alternativa non futuribile dell'”usato sicuro”. L’anacronistica cultura sportiva che contraddistingue il nostro movimento calcistico non sembra lasciare spazio a miglioramenti in tempi brevi. Tuttavia, un lavoro coordinato tra un allenatore-innovatore come Spalletti e un tecnico preparato come Nunziata potrebbe aprire le porte a nuovi orizzonti per la Nazionale, favorendo la crescita e l’inserimento di molti ragazzi che, con la giusta fiducia, potrebbero ritagliarsi da subito un posto tra i grandi, superando quel concetto di “gavetta” ormai obsoleto, per cui un giovane debba obbligatoriamente “farsi le ossa” nelle categorie inferiori prima di trovare il giusto spazio.

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