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Tre giovani punte alla conquista della Serie A

Dalle partite di Coppa Italia sembra che il nostro campionato stia per vivere un ricambio generazionale sul fronte offensivo.

Il campionato italiano si è sempre distinto per complessità tattica e cura difensiva: siamo coloro che hanno perfezionato il ruolo del libero e creato il catenaccio. Spesso ci si dimentica, però, che per naturale conseguenza la Serie A rappresenta una palestra senza paragoni per chi, contro i difensori brutti e cattivi, ci deve giocare. Il trucco è non lasciarsi intimidire: è un gioco fisico, sì, maschio, ma in fin dei conti è soprattutto un gioco di testa. Se lasci che il nervosismo prenda il sopravvento sei finito. Se metti l’orgoglio personale davanti al bene della squadra sei finito. Se ti concentri unicamente sulla volontà di spingere quella benedetta sfera alle spalle del portiere avversario, puoi sperare di tramandare un’eredità culturale che parte da Silvio Piola, passa per Totti, Nordahl e così via. E ti puoi divertire.

Mateo Retegui

L’Heritage italiano passa da lui, centravanti argentino che ha sposato la causa del tricolore scegliendo la squadra della città natia del bisnonno: Genova. Alla prima gara ufficiale gli son bastati 32 secondi per spiegare quale sarà la solfa: un ragazzo cresciuto nelle giovanili del Boca, che ha calcato il terreno della Bombonera e assaggiato i tacchetti affilati del campionato argentino, non ha paura della Serie A. Retegui non è soltanto la punta statica che sembrava in una nazionale che ancora deve fare sua. È rapido, spigoloso e la butta dentro in tutti i modi – di testa, soprattutto, ma non disdegna colpi a sorpresa come il tacco volante che ha impegnato il portiere del Modena dopo quindici minuti. Non è più un fanciullo, è vero, ma conserva quella spietata innocenza di chi è consapevole dei propri mezzi. Arriva dalle pampas con un bagaglio di 38 gol. Ne ha già inseriti altri 2, ma crediamo che ci sia ancora parecchio spazio.

Joshua Zirkzee

La partenza di Arnautović non sembra complicare i piani di Thiago Motta, anzi. Il Bologna si coccola un attaccante di 193 centimetri cresciuto nel Bayern Monaco per cui tifosi e fantallenatori già stravedono. Joshua Zirkzee non ha solo il fascino dell’esotico, ha anche una tecnica notevole, movenze inspiegabilmente eleganti, e appena ventidue anni. In Belgio, con l’Anderlecht, ha segnato 16 gol. In Italia ha fatto più fatica, complice lo scarso minutaggio e un’indolenza che dovrà scrollarsi di dosso, ma ciò non gli ha impedito di farsi conoscere. Gli manca un po’ di freddezza (4 big chance mancate la passata stagione) e tanta cattiveria (41 duelli vinti contro 82 persi), ma 1 tiro ogni 27’ testimonia una forte volontà di mettere la propria firma sul tabellino dei marcatori. Questo potrebbe essere il suo anno: in Coppa Italia ha deliziato il Dall’Ara con un gol sublime. Una finta di corpo con tacco annesso a ubriacare il malcapitato difensore del Cesena, prima di depositare in rete con tranquillità notevole. Speriamo sia il primo di tanti.

Samuele Mulattieri

“I giovani arrivati sono interessanti”, ha detto Dionisi. Ma qualcuno è più pronto degli altri e quel qualcuno si chiama Samuele Mulattieri. Il classe 2000 cresciuto nell’Inter vuole scalare le gerarchie senza perdere tempo. Contro il Cosenza, doppietta da vero attaccante: un tocco sottomisura e un’incornata prepotente ad anticipare il portiere. L’anno scorso 12 gol e 4 assist in 29 partite col Frosinone, quasi una partecipazione (0,96) ogni 90 minuti giocati. Dei tre calciatori analizzati è sicuramente il più duttile, calcia bene con entrambi i piedi ed ha una fisionomia sgusciante. È una punta a cui piace fare il lavoro sporco ma che al contempo “vede la porta” – su 43 tiri (2,58 p90), 23 hanno centrato lo specchio (53,5%). Con Álvarez indisponibile, l’incognita Pinamonti e Berardi al centro delle voci di mercato, Mulattieri potrebbe approfittarne e zittire chiunque lo considerasse soltanto una plusvalenza gonfiata.

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