Come potrebbe giocare il Napoli 2.0 di Spalletti
Nuovo ciclo. Addii illustri e arrivi decisamente interessanti. Proviamo a capire quale sarà in campo il risultato della rivoluzione operata dal Napoli
Il primo anno di Luciano Spalletti a Napoli non ha eluso le aspettative: una non-tormentata qualificazione alla Champions League staccando di nove lunghezze la Juventus, quarta, e la sensazione che si potesse comunque fare qualcosa di meglio. La squadra ha chiuso come terzo attacco del campionato con 74 gol su 63.64 attesi e prima difesa – ex aequo con il Milan – con 31 reti subite. La finestra di mercato in corso ha visto la partenza di giocatori amatissimi e che hanno fatto la storia del club come Ospina, Koulibaly, Mertens ed Insigne segnando, di fatto, la chiusura di un ciclo lunghissimo (e chissà se le cessioni termineranno qui). Ad oggi sono arrivati Kim Min Jae, Östigard, Mathias Olivera e Kvaratskhelia, ma la sensazione è di una rosa ancora da completare.
Il gioco di Spalletti
Si riparte dal 4231, il modulo su cui Spalletti ha costruito un’intera carriera definendolo, ai tempi, “il migliore per coprire il campo“. A seconda delle caratteristiche degli uomini in campo, momenti e fasi di gioco si potrà vedere anche il 433, modulo strettamente collegato al primo. Negli ultimi anni il tecnico di Certaldo ha posto sempre più importanza nel possesso come arma difensiva – prima squadra con 58.4% di possesso medio per partita nella passata stagione – e nella costruzione da dietro come strumento per aggirare il pressing avversario, situazione di gioco sempre più utilizzata ed organizzata nel calcio odierno, e innescare la verticalità dei propri attaccanti.
Per avere la superiorità numerica si costruisce un rombo costituito da portiere che si inserisce tra i due centrali che si allargano, con uno dei due terzini che si accentra. Lo scopo è rompere le linee di pressing e ricercare appena possibile con un passaggio progressivo uno dei due mediani – che non si abbassano – o direttamente il trequartista in modo poi da attaccare velocemente il campo. Ca va sans dire, l’abilità palla al piede del portiere è diventata un principio cardine nel calcio spallettiano. “Un “centrocampista aggiunto“, ha sottolineato poche settimane fa negli studi di Sky.
In mediana l’allenatore toscano opta per una coppia con caratteristiche complementari: un play e un giocatore di rottura capace di coprire ampie zone di campo. Il trequartista preferibilmente è un incursore di grande gamba, ma non ha disdegnato in passato anche giocatori tecnicamente più fini e fantasiosi. Le catene laterali lavorano in coppia, alterandosi nel coprire ampiezza e zone centrali e cercando superiorità tramite sovrapposizioni. L’attaccante deve essere un profilo completo: abile e disponibile nel cucire il gioco e liberare gli spazi e aggressivo e continuo nell’attaccare la profondità. In fase difensiva, anche in virtù della caratteristiche atletiche e verticali della propria squadra, Spalletti non ama particolarmente il pressing offensivo, servendosene più che altro nelle situazioni di rimessa dal fondo avversaria. Nelle altre fasi, i reparti si raccolgono compatti sulla metà campo e attendono l’errore avversario o una situazione di “palla coperta” per diventare coralmente aggressivi e recuperare il possesso.
La possibile formazione
Difesa
Con l’addio di Ospina e l’ormai certa partenza di Meret in prestito (destinazione Spezia), il casting per la porta è aperto. Il nome più insistente in queste ore è quello di Kepa, chiuso al Chelsea da Mendy. Linea difensiva delineata. Sugli esterni Mario Rui e Di Lorenzo garantiscono rendimento, letture (primo e secondo nel Napoli per intercetti p90 e primo e terzo per palloni rubati p90) e capacità di alternare un gioco da esterno basso classico che da “falso terzino” accentrandosi e partecipando alla costruzione. Attenzione al nuovo arrivato Mathias Oliveira sulla corsia di sinistra che può dare un’interpretazione più classica e fisica del ruolo rispetto al portoghese. Al centro maglia certa per Rrahmani, autore di una stagione di altissimo livello. Preciso in fase difensiva, in costruzione e sempre pericolo in area avversaria. Con lui l’ex Fenerbache Kim Min Jae, con il gravoso compito di sostituire Koulibaly. Difensore imponente, a volte ruvido, di grande personalità e sufficiente proprietà tecnica, su di lui Spalletti ha già speso parole positive. Partono indietro Juan Jesus e Ostigard. Il centrale brasiliano, unico mancino, ha beneficiato della cura Spalletti e ha trovato continuità di prestazioni, mentre l’ex genoa è un profilo ancora grezzo, ma dalle potenzialità atletiche e difensive decisamente interessanti (primo difensore in serie A per duelli aerei vinti p90).
Centrocampo
Spalletti può attingere da un reparto completo, qualitativo e con caratteristiche diverse e complementari. Il perno è Lobotka, il regista slovacco è partito in sordina nella passata stagione, anche a causa di un infortunio, ma da dicembre in poi è diventato un elemento imprescindibile per il tecnico toscano per pulizia e precisione in costruzione (93,71% passaggi riusciti, primo in serie A). In caso di mediana a due, può trovare spazio la soluzione con doppio regista con Fabian Ruiz, tornato a livelli altissimi nella passata stagione (7 gol e 4 assist) ma su cui vertono voci di mercato sempre più insistenti, o la soluzione più conservativa con Anguissa che, con fisicità e gamba, garantisce efficacia sia in rottura che nella risalita del campo in conduzione. Una terza opzione, ancora solo accennata, può prevedere l’abbassamento in mediana di Zielinski in modo da limitare quelle situazioni in spazi stretti e talvolta spalle alla porta che nell’ultima stagione ne hanno condizionato il rendimento. In caso di centrocampo a tre dentro Lobotka da vertice basso, Anguissa da mezzala muscolare e dall’altra ballotaggio – ad ora – tra Zielinski e Fabian Ruiz. Attenzione ad Elmas, vero jolly di centrocampo e trequarti, recordman di presenze nello scorso campionato tra gli Azzurri. Spalletti lo considera un dodicesimo uomo.
Attacco
Ore calde per Raspadori al Napoli. Il prodotto del vivaio neroverde, all’interno dello scacchiere di Spalletti, andrebbe a gravitare sotto punta nel ruolo in cui nella passata stagione ha trovato continuità di rendimento e numeri, registrando 10 gol e 5 assist. Attaccante moderno, molto intelligente nel movimento senza palla e assolvere più compiti, dalla rifinitura alla finalizzazione. A discapito della struttura fisica, ha forza negli arti inferiori e può rappresentare una valida alternativa anche da riferimento avanzato. Sugli esterni pochi dubbi. A sinistra Kvaratskhelia ha già convinto tutti. Ambidestro, dribbling, velocità e capacità di associazione. A destra, Lozano che nella passata stagione ha raccolto relativamente poco (5 gol e 5 assist), ma che quest’anno, grazie al disegno del nuovo Napoli che prevede una verticalità ancora più accentuata, rottura della linea di pressione e transizioni veloci in campo aperto, può esprimersi al meglio. Le alternative, di ruolo, malumori e voci di mercato permettendo, sono Politano e Ounas.
Davanti Oshimen, dopo una stagione limitata da infortuni particolari, vuole e può migliorare il proprio score, magari diventando il nuovo rigorista della squadra. 14 gol e 2 assist in meno di 2000′ giocati, una media di poco più di un gol ogni due partite. Il sostituto ad ora è Petagna, attaccante sempre affidabile e pronto quando chiamato in causa. L’ex Spal è in uscita. Dovesse andare via, il primo nome su cui il Napoli dovrebbe andare è quello di Giovanni Simeone.
Punti di forza
- Identità precisa
- Verticalità
- Superiorità numerica sulle fasce
- Entusiasmo per il nuovo ciclo
Debolezze
- Portiere cercasi
- Adattamento e impatto dei nuovi arrivati
- Reparto offensivo “corto”
Battitori
- Calci di rigore: Osimhen, Kvaratskhelia
- Punizioni: Politano, Mario Rui, Kvaratskhelia, Zielinski
- Calci d’angolo: Politano, Mario Rui, Kvaratskhelia, Zielinski