Come potrebbe giocare il Milan con gli innesti di Adli e De Ketelaere
Alla scoperta del nuovo Milan 2022/23 targato Pioli, reduce dalla vittoria dello scudetto e pronto ad aggiornare l’undici titolare con i nuovi arrivi
Stefano Pioli sta per cominciare la quarta stagione alla guida del Milan, dopo aver conquistato lo scudetto nell’ultima. Ma come giocherà la sua squadra nella Serie A 2022/23? Il modulo di riferimento è sempre lo stesso, un 4-2-3-1 molto flessibile alle richieste dell’allenatore, dove non esistono posizioni fisse ma piuttosto ruoli da intepretare. Pioli ha dimostrato di saper ruotare al meglio la squadra, scegliendo i giocatori anche in base alle caratteristiche degli avversari.
Il gioco di Stefano Pioli
L’ultima annata di Pioli è coincisa con il punto più alto della sua carriera. Uno scudetto arrivato grazie alle forti individualità, messe nelle migliori condizioni dalle scelte tattiche di Pioli. Un punto cardine della vittoria finale è rappresentato dalla solidità difensiva riscontrata nella parte finale del campionato: il Milan ha subito appena 9 reti nel girone di ritorno, 8 in meno di Napoli e Inter. Ma in Europa c’è qualcuno che ha fatto meglio? No. Nel 2022, la difesa rossonera è quella che ha subito meno gol nei i top 5 campionati europei, primo davanti al Liverpool, fermo a 10 reti subite. La fase difensiva del Milan risulta così efficace dal momento che viene supportata da ogni elemento della squadra: reparti vicini, agevolati dalla costante linea alta della difesa, che decide di seguire a uomo gli attaccanti avversari. Decisivo è anche il pressing alto fornito dai propri attaccanti, accompagnati alle spalle da tutta la squadra. Ciò obbliga le difese avversarie a giocate più rischiose che talvolta si rivelano pessime, come accaduto nelle partite scudetto contro Lazio, Fiorentina e Sassuolo.
Una fase difensiva molto coraggiosa che scommette sulle qualità dei propri giocatori. Allo stesso modo si deve intendere anche la fase d’attacco. Il Milan non si concentra sulle associazioni di calciatori tramite sovrapposizioni e passaggi, bensì punta ad isolare i migliori giocatori e creare azioni offensive con dribbling e strappi palla al piede. Non a caso i rossoneri sono stati la squadra con più dribbling tentati e completati nella scorsa Serie A, trovando in Leao il miglior interprete possibile. Le soluzioni personali prendono il largo anche quando si considerano i tiri: dopo il Sassuolo, il Milan è stata la squadra che ha cercato più volte la conclusione da fuori area, segno della continua ricerca della pericolosità da parte dei rossoneri.
Il primo sviluppo della manovra cerca sempre di partire dal portiere, a tutti gli effetti un regista della squadra. Se il passaggio corto per il difensore o il centrocampista di turno è bloccato, si tenta il lancio sul terzino scavalcando il pressing oppure si prova a trovare direttamente la profondità con i movimenti delle ali. Di notevole rilievo è anche l’interpretazione tutta moderna dei terzini: sia Calabria, ma soprattutto Theo Hernandez, amano venire in mezzo al campo a ricevere palla e gestire il possesso, magari con qualche affondo nelle linee nemiche. Una soluzione tattica spesso proposta da Stefano Pioli, in particolare contro difese a tre per disorientare gli esterni avversari, costretti ad inseguirli in posizioni a loro poco naturali. I due mediani offrono l’appoggio necessario in ogni parte del campo, da considerarsi dei tuttocampisti pronti a fare un po’ di tutto. A volte in mezzo ai difensori per aiutare l’impostazione dal basso, con una costruzione a tre insieme ai due centrali che offre la possibilità ai terzini di salire, oppure si ritrovano nei pressi dell’area di rigore, a supporto della prima punta spesso troppo isolata. Proprio questo punto, l’apparente solitudine della prima punta, ha portato all’utilizzo di un giocatore spesso più fisico e atletico nel ruolo del trequartista. Un compromesso tattico, al fine di aumentare la presenza (e il pressing) negli ultimi metri di campo, rinunciando alla verve tecnica di un vero trequartista.
La possibile formazione del Milan
Difesa
Maignan in porta e la coppia Kalulu-Tomori a farne la guardia. Se Tomori sarà certamente il titolare del centro sinistra, Kalulu dovrebbe aver definitivamente maturato i gradi per affiancarlo dal primo minuto sul centro destra. Con Tomori forma una coppia dall’incredibile rendimento in Serie A, unica per la capacità di accorciare sugli avversari. L’aggressione alla palla tipica di questo Milan necessita di due giocatori con queste caratteristiche. Ne deriva l’inevitabile panchina, almeno iniziale, per Simon Kjaer, reduce da un lungo infortunio al crociato. Il capitano della Danimarca sarà comunque parte fondamentale nelle rotazioni del Milan, considerando le tre competizioni. Un ottimo precampionato per Matteo Gabbia, ben voluto da Pioli ma ricercato sul mercato; se dovesse rimanere sarà il quarto centrale, con sporadiche possibilità di mettersi in mostra. Sui terzini pochi dubbi, saranno Calabria e Theo Hernandez i titolari, con Florenzi e Ballo Tourè primi ricambi dalla panchina. Attenzione a Florenzi, Pioli ci conta molto, tanto da schierarlo anche a sinistra in caso di emergenza. Lo scorso anno, seppur con qualche infortunio, ha collezionato circa le stesse presenze di Calabria (24, contro le 26 del neo capitano del Milan). Riserva sì, ma fino ad un certo punto.
Centrocampo
L’unica vera certezza nel centrocampo del Milan risponde al nome di Sandro Tonali. 36 presenze lo scorso anno, di cui 31 da titolare. Affianco a lui, dovrebbe essere Bennacer l’uomo titolare, maggiormente incaricato nello smistare palloni a destra e a sinistra, così come nel recupero di nuovi possessi in mezzo al campo. Questo potrebbe portare Tonali in una posizione leggermente più avanzata, sgravandolo da certi compiti di manovra. I dubbi maggiori riguardano l’integrità fisica di Bennacer e la continuità che potrà avere: nelle ultime due stagione, l’algerino ha raccolto solo il 40% dei minuti totali a disposizione. Sul sostituto di Kessiè, Pobega sembra essere quello che più di tutti gli si avvicina per caratteristiche: entrambi forti fisicamente, abili nel reggere i contrasti e con quella vena realizzativa che non guasta. Escludendo i rigori, Pobega avrebbe segnato addirittura di più rispetto a Kessie nelle ultime due stagioni. Sono 10 in 53 presenze di Serie A (contro le 6 in 68 presenze di Kessiè), uno score di assoluto livello per un centrocampista. Tuttavia a Pobega sembrerebbe mancare quello strapotere fisico e quel tatticismo che contraddistingueva Kessiè, tanto da far credere la necessità di un intervento sul mercato. In quel ruolo, seppur reduce da un’annata sfortunata, sarebbe presente anche Bakayoko, voglioso di riscattarsi e tornare ad essere quel giocatore tanto ammirato dai tifosi milanisti.
Sulla trequarti il dubbio più grande: Adli o Diaz? Brahim sente la fiducia del mister, tanto che in diversi si sono sbilanciati profetizzando la stagione del definitivo salto di qualità, ma le recenti prestazioni di Yacine Adli in amichevole indeboliscono questi audaci pronostici. Come ci aspettavamo, Pioli decide di schierare Adli nel ruolo di trequartista, interpretandolo con la qualità del numero 10, senza abbandonare la fisicità e le corse richieste dall’allenatore. Le amichevoli spesso possono essere fuorvianti, ma l’impressione sembra proprio che Adli possa essere il titolare scelto, nonchè uomo capace di alzare enormemente il livello tecnico, a volte mancante, del Milan. Sempre valida l’alternativa rappresentata da Krunic, calciatore amato da Pioli per la sua duttilità. Krunic, così come per Pobega, possono essere dei perfetti back-up sia per la mediana sia per la trequarti.
Attacco
Se Leao appare scontato sulla fascia sinistra, andando a creare con Theo uno dei tandem più temibili del campionato, ugualmente non si può dire la stessa cosa per la punta e l’esterno destro. Origi e Giroud (in attesa di Ibra) si dovranno spartire l’attacco, e si può sostenere, per un discorso di crediti ottenuti sul campo e valore nello spogliatoio, che Giroud parta come titolare. Origi avrà spazio e tanto, dal momento che anche lo stesso Giroud ogni tanto si ferma per infortuni e piccole pause. Rebic rappresenterà l’arma in più nelle rotazioni del Milan. In precampionato è apparso in ottima forma ed è uno dei preferiti di Pioli, che può decidere di schierarlo come punta o ala sinistra. Come per Origi, anche per lui vale il “giocherà tanto”, in particolare come ricambio a Leao, visto che il portoghese, dopo Brahim Diaz, è stato il giocatore più sostituito da Pioli nello scorso campionato (18 volte). Discorso simile anche per il ruolo di esterno destro. Lo scorso anno sono state 22 le presenze da titolare di Saelemaekers, mentre 14 quelle di Messias, pur realizzando 4 reti in più del belga. Ad oggi, sembra essere Messias quello un passo più avanti nelle gerarchie, semplicemente per la sua maggiore pericolosità sotto porta.
Capitolo De Ketelaere
Tuttavia, questi ragionamenti possono cascare in seguito all’arrivo di Charles De Ketelaere, il nuovo talento del calcio belga. Lui è mancino, più alto del metro e novanta e sembra possedere tante delle caratteristiche del calciatore moderno che piace a Pioli. Potrebbe essere lui il nuovo titolare sulla destra, con maggiore licenza di accentrarsi e ricoprire una posizione più vicina alla prima punta, ruolo svolto nella scorsa stagione. Questo assetto tattico lascerebbe all’eventuale trequartista più preoccupazione per la creazione delle azioni offensive, diminuendo la sua partecipazione attiva in area di rigore, occupata, per l’appunto, da Charles De Ketelaere.
Un’altra possibilità è che possa essere proprio De Ketelaere ad occupare lo spazio al centro tra i tre giocatori dietro la punta. Come scrive Claudio Pellecchia su Rivista Undici, CDK è “un manipolatore, un giocatore che disorganizza le rotazioni altrui, più che di un calciatore da strappi e accelerazioni, per quanto il suo cambio di passo – sia da fermo che in situazione dinamica – risulti molto spesso efficace, anche perché supportato da una struttura fisica che asseconda la fluidità della corsa”.
Anche in zona centrale, ricevendo il pallone a metà campo durante le transizioni offensive, può sprigionare la sua corsa e le sue grandi capacità di conduzione. Senza dimenticare che l’ex Bruges ha dalla sua un raro istinto per il gol (lo scorso anno a Bruges ne ha realizzati rispettivamente 14 in 39 presenze) e una buona capacità di servire ai compagni il passaggio vincente (9 assist), tanto da immaginare per lui un futuro da punta centrale, abile a partecipare alla manovra e a difendere il pallone grazie ai suoi 192 centimetri. Rimane comunque difficile esporsi sul possibile impiego che ne farà Pioli, poiché il calciatore può occupare 3/4 zone del campo nel 3-1 offensivo del Milan, ma dovrebbe essere certo il suo utilizzo in pianta stabile nell’undici iniziale.
Punti di forza
- Squadra corta che agevola le chiusure difensive
- Pressing alto, buona possibilità di recuperi alti
- Terzini accompagnano costantemente l’azione offensiva
- Utilizzo delle azioni personali per sfondare le linee avversarie
- Qualità aumentata sulla trequarti
- Rosa lunga
Punti deboli
- Centrocampo più fragile senza Kessié
- Il pressing alto, se saltato, espone la squadra a grossi rischi
- Difficoltà a difendere su sviluppi da calci d’angolo: 7 gol subiti, la peggiore tra le prime 8 di Serie A, insieme alla Juventus
Battitori
- Calci di rigore: Giroud/Theo
- Punizioni: Theo/ Tonali
- Angoli: Theo/Tonali/Adli