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Come potrebbe giocare la Roma di Mourinho

La Roma di José Mourinho ha nuove (ed importanti) armi nel suo bagaglio, per implementare quanto visto la scorsa stagione e puntare alla qualificazione in Champions League

Dopo la conquista della Conference League e la presentazione “magica” di Paulo Dybala, l’ultimo acquisto in ordine temporale, l’ambiente in casa Roma è decisamente in fermento: la qualificazione in Champions League, lontana sette punti la scorsa stagione, sembra essere un obiettivo alla portata in quella che si appresta ad iniziare. Oltre alla Joya, la Roma potrà contare su altri nomi nuovi: Mile Svilar, Zeki Celik e Nemanja Matic, ai quali sembra potersi aggiungere a breve un altro calciatore decisamente interessante, ossia Georginio Wijnaldum. Con questi (e probabilmente un altro difensore centrale) José Mourinho cercherà, verosimilmente, di implementare qualcosa di simile al 3-5-2 visto la scorsa stagione, sia nelle opzioni a disposizione in campo, sia nel minutaggio dei giocatori, con delle rotazioni più larghe numericamente.

I principi della Roma di José Mourinho

La scorsa stagione è stata la prima di José Mourinho alla guida della Roma, e si è conclusa al sesto posto in campionato, con 59 punti, e con la conquista del primo trofeo dal 2007/08 per i giallorossi, la Conference League. Il tecnico lusitano, nelle prime partite di stagione, aveva optato per un 4-2-3-1, finendo poi, alla ricerca di maggior equilibrio, per passare alla difesa a 3 (dalla 12esima giornata contro il Venezia). Equilibrio che, effettivamente, alla lunga, sembra essere stato trovato: le due partite più significative in questo senso sono state il derby di ritorno vinto contro la Lazio 3-0 e la semifinale di ritorno di Conference League vinta contro il Leicester 1-0, partite importanti in cui la Roma ha finalizzato le occasioni avute (importante da sottolineare, in quanto nella scorsa Serie A la Roma ha segnato 59 gol da 66.8 xG, seconda solo al Genoa per scarto negativo in questo dato) e non ha concesso possibilità all’avversario per rientrare in partita.

Col passaggio alla difesa a 3, il modulo di riferimento è variato spesso: in alcuni casi 3-5-2, in altri 3-4-2-1, in altri ancora 3-4-1-2. L’elemento variabile in queste disposizioni è stato principalmente Lorenzo Pellegrini, utilizzato però per lo più sulla trequarti come punto di riferimento per Tammy Abraham e un altro giocatore offensivo (spesso Nicolò Zaniolo).

La Roma, in fase di non possesso, si presenta spesso all’avversario con un baricentro basso, senza aggredire la prima impostazione avversaria e cercando specialmente la marcatura sul playmaker, meno sulla linea difensiva (causando problemi in determinate situazioni, come nella partita di andata contro l’Inter, con un Bastoni in grande spolvero e difficile da tamponare, considerando i suoi movimenti e la sua partecipazione attiva). Fatto salire l’avversario, il compito principale è quello di provare a bloccare ed intercettare il maggior numero di palloni, senza però aggredire l’avversario costantemente, difendendo anche in area se necessario.

Riconquistato il pallone, l’impostazione della Roma cerca di essere più semplice possibile, evitando errori in costruzione e cercando di sbloccare il gioco per andare in verticale, attraverso una rete di passaggi a cui partecipano i tre difensori, i due esterni e almeno uno dei due centrocampisti più bassi, che cercano di servire i giocatori più avanzati, alcuni dei quali cercano la profondità in più direzioni, mentre altri vengono incontro. L’obiettivo è quello di trovare un uomo in profondità, sia con palla corta che con palla lunga, per attivare delle combinazioni veloci tese alla finalizzazione (ed al tiro: la Roma è stata la terza squadra in A nel 2021/22 per tiri P90, 15.68), utilizzando quando possibile gli esterni che si alzano molto in fase offensiva, e che cercano spesso il fondo e l’1vs1. Altra arma offensiva per la Roma sono sicuramente le palle inattive: la Roma ha segnato 24 gol da fermo (7 rigori, 3 punizioni dirette, 3 punizioni indirette e 11 calci d’angolo), seconda solo al Napoli nella Serie A 2021/22.

La possibile formazione della Roma

Difesa

Rui Patricio sarà il portiere titolare, così come lo è stato per tutti i minuti dello scorso campionato (3420′, l’unico insieme a Vicario ad averli giocati tutti), in cui ha collezionato 15 clean sheet, numero inferiore solo a quelli ottenuti da Milan (18) e Napoli (16). Non è da escludere che possa riposare in qualche partita, dopo l’arrivo di Mile Svilar, portiere apprezzato da Mourinho, che lo difese in conferenza stampa dopo un errore in Champions League in un Benfica-Manchester United 0-1, dicendo che “solo un grande portiere incassa un gol come quello” e che “questo ragazzo è bestiale, è un fenomeno”. Da lì in poi avrebbe giocato poco col Benfica (tre apparizioni nelle ultime tre stagioni con la prima squadra), ma nelle prime amichevoli della Roma si è reso protagonista di alcune parate degne di nota.

I tre difensori titolari al momento sono indiscutibili e rispondono ai nomi di Gianluca Mancini, Chris Smalling e Roger Ibañez. A questi si aggiungono nelle rotazioni Marash Kumbulla, Bryan Cristante ed è stato provato anche Matias Viña come braccetto sinistro, ma probabilmente arriverà un altro centrale (presumibilmente mancino). Inserimento necessario per sopperire ad eventuali defezioni tecniche e/o fisiche dei primi tre, considerando ad esempio i tanti cartellini gialli di Mancini o gli acciacchi di Smalling, vero e proprio baluardo difensivo quando presente, ma grave perdita in caso di assenza.

Sulle fasce è tornato Leonardo Spinazzola ed è stato acquistato Zeki Celik dal Lille, per 7 milioni di euro. I due andranno a formare dei ballottaggi competitivi rispettivamente con Nicola Zalewski, sorpresa della scorsa stagione, e con Rick Karsdorp. In entrambi i casi, interpretazioni diverse dei ruoli che potrebbero far alternare i titolari in base alle necessità delle singole partite: mentre l’alternanza tra Spinazzola e Zalewski risulta essere tra due profili offensivi (in maniera diversa), l’altra risulta essere leggermente differente. Celik è sicuramente un profilo più difensivo di Karsdorp, comunque presente in fase offensiva (6 gol e 14 assist in 118 presenze in Ligue 1), ma che fa della solidità la sua principale qualità. Titolare della nazionale turca (32 presenze finora), sembra essere più “terzino” che “esterno”. Ha la gamba (e i piedi) per ricoprire questo ruolo con buone prestazioni e non sorprenderebbe un suo alto minutaggio in questa stagione, considerando i compiti richiesti agli esterni da Mourinho.

Centrocampo

Per quanto riguarda il centrocampo, doveroso partire da Lorenzo Pellegrini, sempre più al centro del progetto Roma ed autore di una stagione di alto livello, in cui ha concluso tra l’altro come top scorer della Serie A su punizione diretta (tre gol, contro Cagliari, Juventus e Lazio). Il capitano della Roma è stato anche il leader per quanto riguarda i tiri P90 della squadra capitolina (3.6) in A e sarà uno dei tre uomini del centrocampo dei giallorossi, alternando la sua posizione tra mediana e trequarti.

Per quanto riguarda le altre due posizioni, lo schieramento base dovrebbe prevedere innanzitutto un centrocampista fisico, utile per la prima fase di costruzione e per la fase difensiva: qui dovrebbero alternarsi Bryan Cristante, perno della scorsa stagione con 34 presenze in campionato, di cui 29 da titolare (quinto per duelli aerei P90 vinti tra i centrocampisti in Serie A, 2.93), e Nemanja Matic, nuovo acquisto della Roma, che ha caratteristiche simili a quelle del Nazionale italiano. Il serbo classe 1988 nelle ultime stagioni non ha mai superato i 2000′ giocati totali in Premier League (ultima volta nel 2018/19), motivo per il quale probabilmente il suo minutaggio sarà consistente ma calmierato, cercando di utilizzarlo in partite più decisive, come fatto con Sérgio Oliveira nella fase finale della scorsa stagione.

Senza escludere una possibile compresenza tra Matic e Cristante, l’altro centrocampista sarà un profilo più mobile, capace di progredire con e senza palla al piede e di proporsi in profondità, accompagnando l’azione con buone doti realizzative. Per questo la Roma ha prelevato in prestito dal PSG Georginio Wijnaldum: il centrocampista olandese ha realizzato 119 gol e 59 assist in 605 partite giocate in carriera, ed è stato il giocatore del Liverpool con la più alta percentuale di passaggi riusciti nelle sue ultime due stagioni con i Reds (92.69% nel 2020/21, 90.83% nel 2019/20). Per completare il reparto, potrebbe aumentare il minutaggio di Edoardo Bove, utilizzato con buona frequenza in amichevole ed apprezzato dall’allenatore della Roma.

Attacco

Siamo infine arrivati al regno di Tammy Abraham, capocannoniere della Roma la scorsa stagione, con 17 gol in 37 presenze (36 da titolare per un totale di 3097′ giocati), costantemente presente in quanto insostituibile nell’ultimo campionato. Come affermato dall’attaccante inglese, “a Roma c’è spazio per due Re”, ed il secondo spazio, anche nel cuore dei tifosi giallorossi, è quello affidato a Paulo Dybala. Il nuovo numero 21 giallorosso nell’ultima stagione è stato il terzo in Serie A per tiri P90 (4.3) tra i giocatori con più di 1000′ giocati ed il primo per dribbling totali riusciti della Juventus (47). Dybala sembra essere quindi un buon profilo per i compiti richiesti ai due attaccanti romanisti, con grandi doti tecniche sia per la fase di rifinitura che di realizzazione. L’argentino dovrà necessariamente essere servito sui piedi, probabilmente venendo incontro ai centrocampisti, aiutato dai movimenti di Pellegrini, cercando di collaborare associandosi specialmente a quest’ultimo e ad Abraham.

Profilo sicuramente diverso rispetto a quello di Nicolò Zaniolo, giocatore molto più fisico e che, come visto nella finale di Conference League, viene cercato anche molto spesso con palle lunghe in profondità. Zaniolo sembrava essere vicino alla cessione alla Juventus, ma qualcosa sembra essere rallentato, specialmente dopo l’arrivo di Dybala in casa giallorossa. La curiosità sul come verrà utilizzato è molta: non sorprenderebbe un suo impiego al posto di Abraham, dunque da centravanti, per far rifiatare il numero 9, in coppia con Dybala (o anche Pellegrini). Ovvio dire che sarebbe anche il primo beneficiario di un ritorno al 4-2-3-1, nel quale occuperebbe senza troppi pretendenti il ruolo di ala destra. Ma anche con questo schieramento l’ipotesi di vedere in campo contemporaneamente Abraham, Dybala, Pellegrini e Zaniolo sembra da scartare.

Per completare l’analisi del reparto offensivo, sembrano molto probabili le partenze di Carles Pérez (in Spagna) e di Eldor Shomurodov (che in caso sarebbe probabilmente rimpiazzato), mentre sembrano più vicini alla permanenza Stephan El Shaarawy (giocatore che in un 4-2-3-1 potrebbe tornare utile a sinistra) e Felix Afena-Gyan, altro giovane lanciato nella mischia l’anno scorso da Mourinho, del quale si ricorda principalmente la doppietta realizzata in casa del Genoa.

Punti di forza

  • Solidità difensiva
  • Verticalizzazioni veloci con trame di alto tasso tecnico
  • Realizzazioni da palla inattiva
  • Utilizzo degli esterni nella manovra ed in fase offensiva

Debolezze

  • Atteggiamento talvolta troppo passivo
  • Possibile prevedibilità nella manovra
  • Scarsa vena realizzativa

Battitori

  • Calci di rigore: Dybala/Abraham/Pellegrini
  • Punizioni: Pellegrini/Dybala
  • Angoli: Pellegrini/Dybala

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