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Dimarco dà, Dimarco toglie

Dimarco è un giocatore che divide: un “attaccante” aggiunto in fase offensiva per l’Inter con grandi limiti quando c’è da difendere

30 presenze, 12 da titolare, per un totale di 1319’ giocati. Inizialmente da quinto, successivamente e stabilmente da braccetto sinistro, Federico Dimarco non è stato chiamato in causa solo per le indisponibilità di Bastoni, ma anche nelle partite contro avversari più abbordabili – solo una volta Napoli e Roma, tra le big – e allo stesso tempo più insidiosi. Il difensore milanese, tramite la sua costanza nell’appoggiare la manovra offensiva, è stato più di una volta un’arma aggiunta per cercare di scardinare le difese posizionali o le difese sui riferimenti avversarie, mascherando uno dei problemi cardine dell’Inter di quest’anno, la carenza della giocata individuale, tra cui il dribbling.

Un “attaccante” aggiunto

Dimarco, per attitudine e richieste, interpreta il ruolo di braccetto in maniera del tutto originale, ricordando in parte quelli della scuola gasperiniana. Il difensore nerazzurro è un giocatore poliedrico. È capace di:

  • occuparsi della costruzione iniziale, associandosi efficacemente con Brozovic, permettendo a Calhanoglu di gravitare tra le linee;
  • dare ampiezza, come un terzino classico, in modo da spingere il quinto di parte più vicino agli attaccanti;
  • rifinire e finalizzare con delle sovrapposizioni interne profonde, tramite le sue capacità aereobiche e i suoi tempi di inserimento.

Tutto questo, con un mancino educatissimo, che lo rende un’arma pericolosa sulle palle inattive.

I numeri offensivi di Dimarco sono oggettivamente strabilianti. Primo tra i difensori – con almeno 900’ – per tiri e tiri in porta p90, secondo assoluto per Key pass p90 (3.07) dietro a Muriel, primo assoluto per cross riusciti (3.55) e quarto assoluto per xA p90. E’ inoltre uno dei giocatori che più partecipano alla costruzione, essendo secondo assoluto dietro a Brozovic per xG Build up p90 (qui i numeri). Il limite di questi dati? Sono stati raccolti contro perlopiù avversari decisamente alla portata, perciò risulta necessario rivalutarli in partite di maggior rilievo in modo da avere un quadro più ampio e corretto di questo giocatore.

Un difensore con dei limiti

I dati confermano quello che percepiamo dall’osservazione diretta. Il prodotto del vivaio interista è un difensore con dei limiti fisici evidenti, sui quali spesso si strutturano le manovre offensive avversarie. Emblematici i gol di Arnautovic – pur con la complicità di Perisic – e Scamacca, subiti in due delle quattro sconfitte dei Nerazzurri, in cui entrambe le punte raccolgono il cross del compagno gravitando nelle zone presidiate dall’interista e sfruttando l’evidente mismatch fisico.

Dimarco è un difensore che evita, giustamente, il contrasto e il duello aereo ma che comunque raccoglie numeri discreti in termini di recuperi, con 6.82 palloni recuperati per partita, indice di una buona applicazione ed efficacia in fase di pressing. Un giocatore ovviamente più adatto e più a suo agio a difendere in avanti, in modo da evitare pericolose situazioni di difesa posizionale e “fisica” della propria area di rigore.

Futuro da mezzala?

Alla luce delle indubbie qualità tecniche nella costruzione e nella rifinitura, da molte parti si propone un futuro da mezzala per il prodotto del vivaio interista. Pur non essendo una soluzione da escludere a priori, questa proposta, forse, tradisce una tendenza tipica del nostro calcio, quella della minimizzazione del rischio a tutti i costi. Spostare un giocatore con indubbi limiti difensivi in zone meno pericolose del campo, dando per scontato che l’efficacia offensiva rimanga inalterata e perciò il rapporto beneficio/rischio sia necessariamente più favorevole. L’impressione è, infatti, che Dimarco si esalti quando può giocare con lo sguardo rivolto verso la porta avversaria, quando può alternare costruzione, profondità e ampiezza. La mezzala richiede invece una presenza costante, tempi e visione di gioco molto differenti, aspetti insomma non di immediata applicazione che non escludono una futura collocazione, ma che implicano comunque tempi di apprendimento consistenti.

Supersub o titolare?

Dimarco è questo. Un braccetto originale, diverso, con pregi e limiti evidenti. Un play basso con le capacità tecniche e aerobiche di rifinire e concludere e, allo stesso tempo, l’anello debole difensivo. Probabilmente, la gestione di Inzaghi è già quella migliore possibile. Un’alternativa di livello, un piano B decisamente efficace, da sfruttare in particolari situazioni della stagione, in alcuni momenti della partita e contro determinati avversari. Nella speranza, per il giocatore, che con il tempo e l’esperienza possa sviluppare quella “malizia”, senso della posizione ed uso del corpo che, facendo parte del bagaglio del difensore, possano nasconderne le evidenti lacune fisiche.

A cura di Marco Piccolroaz

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