Loading

Ultima chiamata per lo scudetto: Juve-Inter può decidersi sulle palle inattive

All’andata finì con un deludente 1-1. Il ritorno mette in palio una stagione intera, che cosa ci dobbiamo aspettare?

La partita del Sunday night rappresenta un vero e proprio crocevia per entrambe le compagini. Per l’Inter è una sorta di “last call” per lo scudetto. Tre punti fondamentali per cambiare rotta ed affrontare il rush finale di campionato con un’altra energia. Per la Juventus la situazione è più serena, ma neanche troppo. La continuità di risultato e il contestuale calo delle dirette avversarie hanno proiettato prepotentemente i bianconeri dentro la lotta al vertice e l’obiettivo stagionale, anche alla luce dei botti di mercato invernali, non può più essere la qualificazione Champions.

Come arriva l’Inter?

L’Inter essenzialmente ha tutto da perdere. I 7 punti nelle ultime sette partite hanno lasciato strascichi mentali importanti, soprattutto in termini di fiducia, tranquillità e freddezza sotto porta. Risultati e gol hanno latitato, tuttavia la produzione offensiva è rimasta ottima, se non migliorata. Nelle ultime sette partite sono stati prodotti 14.69 NPxG (2.1 P90) a fronte di 9 NPG (Not Penalty Goals). Nelle prime 29 partite invece sono stati prodotti 44.35 NPxG (1.5 P90) a fronte di 47 NPG. Alla luce di questi numeri, è evidente come il problema sia prettamente realizzativo. Andando ad analizzare i singoli si nota come negli ultimi due mesi l’underperformance maggiore la presenti Dzeko, per quanto questo calo coinvolga la quasi totalità della rosa.

Come arriva la Juventus?

Nonostante la batosta di Champions subita tra le mura amiche un paio di settimane fa, la Juventus arriva al derby d’Italia con uno stato d’animo completamente diverso, forte di un filotto che, da metà dicembre in poi, recita 9 vittorie e 4 pareggi. Ottimi risultati raccolti in pieno stile Allegri: dalla 18ª giornata si contano 18.07 NPxG (1,39 p90) e 23 NPG, indice di una considerevole overperformance realizzativa a fronte di una produzione offensiva non esagerata. Dal punto di vista difensivo tuttavia Allegri non ci ha ancora consegnato quel fortino inespugnabile a cui ci ha abituato nel corso degli anni. La Juventus risulta infatti quinta per xG concessi e un dato che, come vedremo successivamente, dovrebbe allarmare il tecnico toscano.

L’importanza dei calci da fermo

I numeri di Juve e Inter suggeriscono come questa situazione di gioco possa rivelarsi determinante. 11 dei 66 xG creati dagli uomini di Inzaghi in questa stagione, infatti, derivano da palle inattive (corner e calci da fermo). Un sesto dell’intera produzione offensiva che si è tradotta in ben 10 gol. Questo, oltre alla presenza di ottimi saltatori, è anche dovuto alle grandi capacità di calcio di Hakan Calhanoglu. Il turco, infatti, è primo per assist da fermo (6) nella stagione in corso e primo indiscusso (17) nelle ultime cinque stagioni, cioè da quando è in Italia.

I bianconeri, d’altra parte, denotano più di un problema nel difendere sulle palle inattive. Quasi un terzo dei gol subiti (8 gol a fonte di 8.98 xGA) derivano da corner o calci da fermo, nonostante una rosa particolarmente strutturata dal punto vista fisico e atletico. È curioso notare, analizzando le passate stagioni, come questo difetto rappresenti una sorta di comun denominatore per Allegri. Confrontando i numeri, si nota come gli xGA da palla inattiva nel quinquennio del tecnico livornese siano costantemente superiori rispetto a quelli registrati dai predecessori Pirlo e Sarri, ad eccezione dell’annata 2019/2020.

Elettricità nell’aria

Il Derby d’Italia non è mai una partita banale e anche domenica sera, per la posta in gioco e le polemiche dell’andata, si promettono scintille. Sarà un match sicuramente molto aggressivo, ostico e fisico dove la tensione farà da padrone e il gioco, probabilmente, latiterà per lunghi tratti. In questo contesto e alla luce di quanto analizzato, le palle inattive potrebbero rivelarsi decisive indirizzando le sorti di questa partita e, di conseguenza, di un’intera stagione.

A cura di Marco Piccolroaz

Leggi anche

Failed to load data