Atalanta e Champions League: un modello sportivo e imprenditoriale a cui ispirarsi
Il percorso dell’Atalanta: dalla Serie B alla Champions League in 10 anni.
Quante volte i tifosi bergamaschi, negli anni addietro, hanno sognato le serate di gala della Champions League, le note di quell’inno che fa venire i brividi solamente ad ascoltarne pochi secondi.
Ebbene, diventa quasi difficile immaginare che tutti quei sogni si sono realizzati e che, nel corso degli ultimi anni, l’Atalanta sia stata una presenza ben visibile nel massimo torneo continentale, ovvero la Champions League. Soprattutto, era veramente complicato pensare a una squadra come quella orobica presentarsi con continuità in Champions League, ma va dato grandissimo merito al pazzesco lavoro che è stato fatto dalla società, che ha dato una notevole fiducia all’allenatore Gianpiero Gasperini, altro vero protagonista che ha portato la formazione nerazzurra ad altissimi livelli, grazie a un gioco spumeggiante, coraggioso e spesso votato alla fase offensiva, basato su ritmi veramente molto alti.
L’Atalanta, nel giro di poco tempo, è diventata un importante modello a cui guardare sia dal punto di vista sportivo, ma anche dal lato imprenditoriale, come si può notare dall’incremento del quantitativo di sponsor che hanno deciso di garantire il proprio sostegno alla compagine orobica, come ad esempio Plus500, che è rimasto come main sponsor di maglia anche in questa stagione europea.
L’uscita di scena con il Villarreal
Nel corso di questa stagione, purtroppo, l’avventura in Champions League dell’Atalanta è terminata un po’ prima di quello che ci si poteva attendere. Purtroppo, il percorso ai gironi non è stato positivo, con qualche gol di troppo che è stato preso, anche per via del fatto che, a questi livelli, ogni minima disattenzione viene pagata per forza di cose a caro prezzo.
Quello che è mancato per andare avanti nella massima competizione europea è stato un aspetto ben preciso, ovvero una mancanza di solidità difensiva che ha fatto la differenza, purtroppo, in modo negativo.
Una fase difensiva rivedibile, che ha portato la formazione orobica a subire 13 reti in 6 gare. In Champions League, chiaramente, per poter arrivare alla fase ad eliminazione diretta, è impossibile non avere una solidità importante in fase difensiva, indipendentemente dalla composizione del girone eliminatorio che, ad ogni modo, sembrava alla portata dell’Atalanta.
Scendendo un po’ più nei particolari, nella sfida decisiva per avanzare agli ottavi di finale, nel tabellone che “conta”, l’Atalanta si è dimostrata fragile e timorosa nel primo tempo, pagando numerosi errori in fase difensiva. La prestazione, ad esempio, di Merih Demiral è stata ben al di sotto dei suoi abituali standard, anche se in questa stagione la continuità è stata un po’ il suo tallone d’Achille.
Una maggiore continuità di risultati per riprendersi l’Europa
È chiaro che giocare un grande calcio in fase offensiva non sempre è sufficiente in Europa per poter raggiungere grandi risultati. L’Atalanta di qualche anno fa che aveva raggiunto i quarti di finale, portando ai supplementari il Psg di Neymar nella gara decisiva per il passaggio del turno, era senz’altro molto più rocciosa e solida in difesa.
Identità ed equilibrio sono due fattori che non si possono certo acquistare in fase di calciomercato o al supermercato di fianco allo stadio, visto che si tratta di aspetti che possono maturare solamente con il passare del tempo e con l’aumentare del numero di partite disputate nella massima competizione europea.
Una questione di esperienza, quindi, a cui l’Atalanta ha intenzione di dare continuità, provando a qualificarsi per la prossima edizione della Champions League. La lotta in campionato è molto dura, soprattutto perché le avversarie, come Milan, Juve e Napoli, sono agguerrite e non molleranno fino alla fine, ma in ogni caso la squadra di Gianpiero Gasperini ci ha abituato più e più volte a imprese che sembravano impossibili.