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Cosa può dare Arthur al centrocampo della Fiorentina

Fortemente voluto da Vincenzo Italiano, Arthur arriva a Firenze per ritrovare le prestazioni e i numeri delle sue stagioni a Barcellona

Al suo arrivo in Catalogna era considerato l’erede di Iniesta, e lo stesso Xavi lo aveva definito “uno di quei giocatori con il DNA blaugrana, che avrebbe potuto segnare un’epoca in maglia Barça”. Tuttavia, la brillante carriera che tutti si aspettavano prende la forma di un’inesorabile parabola discendente. Passa alla Juve nel discusso scambio con Pjanic, e le cose peggiorano sensibilmente: dopo due stagioni anonime, in cui i guai fisici continuano a perseguitarlo, nell’estate 2022 viene messo alla porta: il Liverpool, complice un’eccezionale lista di indisponibili a centrocampo, ne ottiene il prestito. Giocherà i suoi unici 13 minuti con la prima squadra in Champions, nella sconfitta contro il Napoli di settembre.

Con Arthur la Fiorentina può tornare al 433

Con Amrabat che sembra avere le valigie pronte, l’innesto di Arthur potrebbe voler dire che Vincenzo Italiano sta nuovamente pensando al 4-3-3, abbandonato lo scorso anno per permettere a Amrabat e Mandragora di giocare insieme. In questo 433, Arthur andrebbe a collocarsi in mezzo a due mezz’ali, ricoprendo il ruolo di playmaker. In una squadra che è predisposta ad avere il pallino del gioco e che vanta la seconda migliore percentuale di possesso palla (56,3%) nella stagione 22/23, un giocatore in grado di dettare i tempi di gioco e gestire il ritmo della manovra offensiva sembra essere esattamente ciò che mancava.

A differenza dei suoi predecessori – Torreira, mediano diventato incursore con eccezionale spirito di sacrificio e Amrabat, centrocampista difensivo che fa dell’aggressività e del recupero palla i suoi punti di forza – Arthur sarebbe per Italiano un porto sicuro in cui rifugiarsi quando il pressing avversario si fa asfissiante. Il brasiliano riceve in media 70.4 passaggi P90 e, quando l’appoggio su un compagno senza palla non è immediato, l’ex Juve – nonostante la stazza – sa proteggere il pallone e prendere un fallo o saltare l’uomo, cosa che però a Torino non abbiamo visto spesso.

L’Arthur visto a Torino non è quello di Barcellona

Il giocatore visto in maglia blaugrana era sicuramente più attivo nella metà campo avversaria, come testimoniano i 7 gol + assist registrati nel biennio 2018-20220 – rispetto all’unica rete siglata nei due anni in bianconero (peraltro un mezzo autogol). Nei meccanismi del Barca, che proponeva uno stile di gioco sicuramente più incline alle sue caratteristiche, Arthur aveva maggiore libertà di svariare e condurre palla (316m P90 percorsi palla al piede vs 233,4m P90). Il brasiliano era più propenso a cercare la giocata in avanti (7,1 pass. progr. P90 vs 5,77 pass. progr. P90) e, sebbene senza grande insistenza, tentare la giocata alle spalle dei difensori (0,42 imbucate P90 vs 0,095 imbucate P90 registrate a Torino). Ne è una conseguenza la discrepanza tra occasioni da gol create P90 a Barcellona (0,4) e in bianconero (0,04).

Un altro dato che impressiona è la notevole crescita in fase difensiva riscontrata in maglia Juve: 2,85 tackle + intercetti P90 rispetto al dato di 1,48 di Barcellona, quasi raddoppiati. Compiti diversi, di gestione conservativa del possesso, che hanno consegnato al nostro campionato la versione più timida del brasiliano. Arthur si conferma però un giocatore associativo, con una buona abilità nello stretto e una discreta propensione a eludere la pressione del diretto avversario (2,6 dribbling tentati P90 con percentuale di successo del 91.2% nella stagione 19-20), caratteristica che ci ha mostrato meno nei suoi anni italiani (1,44 dribbling tentati P90, con percentuale di successo dell’85%).

I dubbi sulla tenuta fisica

La discriminante fondamentale resta sempre la stessa: la tenuta fisica del talentuoso ma scricchiolante centrocampista, troppo spesso ai box negli ultimi anni. Pensate che nelle sue 8 stagioni da professionista ha superato solo una volta le 32 presenze (44 nell’annata 18-19, quando era un calciatore del Barcellona). Arthur compirà 27 anni ad agosto e arriva a Firenze per rilanciarsi anche in ottica Nazionale. Con i verdeoro ha giocato 22 partite, ma ormai da un anno e mezzo è stato dimenticato dalla Selecao. Il contesto è quello giusto. A Firenze, con un allenatore che lo apprezza e lo ha voluto, Arthur può ritrovarsi.

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